La sua vita è stata caratterizzata da controversie, scandali e un approccio anticonformista all'arte. Alcuni elementi che contribuiscono a questa percezione includono:
Le sue opere d'arte erano spesso provocatorie e rivoluzionarie per l'epoca, con l'uso di modelli di strada reali e scene di vita quotidiana molto realistiche e dettagliate.
Come una vera "rock star" dell'arte, Caravaggio aveva un talento straordinario che lo ha reso famoso e ricercato dai collezionisti e dai mecenati dell'epoca.
La sua morte prematura e misteriosa nel 1610 ha aggiunto un alone di leggenda alla sua figura, poiché si crede che sia fuggito da Roma dopo aver commesso un omicidio.
In definitiva, Caravaggio è considerato uno dei primi "ribelli" dell'arte, con uno stile di vita e un'arte che sfidavano le convenzioni del suo tempo, un po' come una rock star che sfida l'establishment musicale.
Museo Galleria Borghese.
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Il Museo Galleria Borghese è famoso nel mondo per ospitare alcune delle opere più belle di artisti del calibro di Gianlorenzo Bernini e Caravaggio. La prima opera che vedrete lungo il percorso, secondo me, è anche la più bella tra tutte le sculture ed è IL RATTO DI PROSERPINA. L'abilità con cui Bernini riesce a rendere la fisicità dei personaggi scolpendo il marmo in qualcosa di indescrivibile vi lascerà senza fiato. Dello stesso Bernini si possono ammirare anche il DAVID e APOLLO E DAFNE. Insomma una volta entrati attenzione alla Sindrome di Stendhal 😁
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Palazzo Barberini.
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Il Palazzo, originariamente residenza della famiglia papale, dal 1953 è sede della Galleria Nazionale di Arte Antica insieme a Palazzo Corsini. Mentre la sede di Palazzo Corsini raccoglie una quadreria storica a sé stante, Palazzo Barberini presenta un allestimento cronologico e rappresentativo delle principali scuole pittoriche dal Duecento al Settecento. Tre sono le opere di Caravaggio qui conservate. La rappresentazione speculare di Narciso (1597-99) offre un inedito schema compositivo del mito classico, perfettamente congeniale alla storia del giovane cacciatore che si innamora della sua stessa immagine riflessa nell’acqua. Giuditta e Oloferne (1599 ca) è il primo vero quadro di storia di Caravaggio e inaugura la fase dei forti contrasti tra luce e ombra. Dipinta per il banchiere Ottavio Costa, rappresenta una scena del Vecchio Testamento, in cui Giuditta, giovane vedova ebrea, salva il suo popolo dall’assedio nemico dell’esercito assiro. La luce mette in risalto particolari raccapriccianti dell’attimo cruciale. Oggetto nel 2000 di un importante restauro è la tela che raffigura San Francesco in meditazione (1606- 07), rinvenuta nel 1968 nella chiesa di San Pietro a Carpineto Romano. Le indagini hanno confermato l’autografia per la tela Barberini e la data di esecuzione, per alcuni studiosi, si collocherebbe intorno al 1606, quando Caravaggio, in fuga da Roma dopo l’assassinio di Ranuccio Tommasoni, si rifugia presso i feudi Colonna, vicini a quelli degli Aldobrandini, committenti dell’opera.
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Galleria Doria Pamphili.
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La Galleria, nata per volontà di papa Innocenzo X, costituisce una delle più corpose raccolte d’arte private. La maggior parte dei capolavori si concentra nei quattro bracci che si affacciano sul cortile interno e nella Sala Aldobrandini e dei Primitivi. Di Caravaggio è possibile ammirare la Maddalena penitente (1594-95), ritratta “senza decoro” - secondo lo scrittore d’arte del Seicento Giovan Pietro Bellori - in una camera spoglia, seduta su una bassa sedia e rischiarata dalla luce che proviene dall’alto. I monili abbandonati e l’unguento con cui ristora il Signore ne sono gli attributi iconografici. La stessa modella compare nella straordinaria tela raffigurante il Riposo durante la fuga in Egitto (1595-96), una delle poche scene ambientate da Caravaggio nel paesaggio e che conserva ascendenze lombardo- venete, nella luminosità diffusa e nell’atmosfera di quiete agreste della composizione. L’idillio si compone in un perfetto dialogo tra umano e divino, che anticipa il contrasto delle future opere tra luce e ombra: alla bellezza ideale dell’angelo nell’atto di suonare il violino si uniscono, da un lato, il realismo vivo del volto di Giuseppe e, dall’altro, la dolcezza della Vergine addormentata con il Bambino in braccio. Le note sullo spartito seguono un mottetto scritto nel 1519 dal compositore fiammingo Noel Bauldewijn su testo tratto dal Cantico dei Cantici, i cui primi sei versetti sono dedicati alla Madonna.
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Musei Capitolini.
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Si tratta della prima raccolta pubblica del mondo, la cui origine risale alla donazione, avvenuta nel 1471, da parte di papa Sisto IV al Popolo Romano, di un nucleo di sculture bronzee, tra cui la celebre Lupa etrusca, lo Spinario e la Testa di Costantino. Immancabile occasione per apprezzare da vicino due dipinti di Caravaggio: La buona ventura (1595) e San Giovanni Battista (1602-03). Nel primo è possibile riconoscere la mano giovanile del pittore, dove sono ancora forti le derivazioni lombarde. È una scena di vita quotidiana, in cui una giovane gitana, con il pretesto di leggere la mano a un giovane sprovveduto, gli sfila furtivamente un anello. Il San Giovanni Battista, dipinto del 1602 per Ciriaco Mattei, appassionato collezionista e figura di rilievo in quegli anni, è un chiaro omaggio al nome del figlio di Ciriaco, Giovanni Battista. La destinazione privata del dipinto contribuisce alla libertà con cui Caravaggio rende un tema sacro. Non si può negare infatti la sottile licenziosità del soggetto, che diremmo più pagano che religioso. La torsione della posa è un chiaro riferimento ai Nudi di Michelangelo nella Sistina.
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San Luigi dei Francesi.
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Le tre opere costituiscono un ciclo pittorico, realizzato tra il 1597 e il 1602, interamente dedicato a San Matteo: "La vocazione di San Matteo", "San Matteo e l'angelo" e "Il martirio di San Matteo".
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Sant’Agostino in Campo Marzio.
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Piazza Sant’Agostino, 80
Non distante dalla precedente, questa chiesa custodisce la celebre Madonna dei Pellegrini (1604-06), nata come pala d’altare dedicata alla Santa Casa di Loreto. Alla tradizionale iconografia della Madonna in volo con la casa in cui è nato Gesù, Caravaggio sostituisce la realtà dell’uscio di una casa dal muro sbreccato, a cui si affaccia la Vergine con il Bambino. Posa per questo dipinto Maddelena Antognetti (detta Lena), prostituta d’alto bordo, descritta in un processo in cui è coinvolto il pittore come la “donna di Caravaggio”. Contrasta con la bellezza dei personaggi divini il carattere popolare dei pellegrini, nei cui volti sono ritratti i committenti Cavalletti, devoti alla Madonna di Loreto. L’evidenza dei loro piedi sporchi e callosi suscita tanto scalpore tra i contemporanei di Caravaggio.
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Santa Maria del Popolo.
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Per le pareti laterali della cappella del cardinale Tiberio Cerasi nella chiesa in piazza del Popolo, esegue la Conversione di San Paolo (1600-01) e il Martirio di San Pietro (1600-01). La pala d’altare, invece, raffigurante l’Assunta, è opera di Annibale Carracci. Nel contratto è riconosciuto egregius in Urbe pictor: Caravaggio è all’apice della sua fama. Come per il ciclo di San Luigi dei Francesi, anche in queste opere si assiste al passaggio al nuovo stile giocato sui contrasti tra luce e ombra; entrambe le scene si svolgono in primo piano, emergendo dall’oscurità. Una struttura complessa, impostata sull’incrocio di più diagonali, compone il Martirio di San Pietro, nel cui volto ci sembra di riconoscere il modello di San Matteo e l’angelo appena visto. Gli aguzzini assumono l’umanità di manovali, che non agiscono in modo crudele, sono piuttosto uomini semplici colti nel compiere un lavoro faticoso. Straordinariamente innovativa per l’interpretazione iconografica è la Conversione di San Paolo: l’evento miracoloso non avviene lungo la via di Damasco, ma in una stalla al cui interno campeggia il cavallo e a terra, con le braccia spalancate, è il santo nell’atto di ricevere la luce simbolo di grazia divina.
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Pinacoteca dei Musei Vaticani.
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La Deposizione (1600-04 ca), commissionata per la cappella di famiglia in Santa Maria in Vallicella da Girolamo Vittrice, è ritenuta tra i capolavori del Caravaggio maturo. Nel 1797, a seguito del trattato di Tolentino, l’opera prende la volta di Parigi, dove rimarrà per circa vent’anni. Nel 1816 entra a far parte della Pinacoteca di Pio VII. Il soggetto del dipinto in realtà non è quello tradizionale, in cui Cristo viene calato nel sepolcro, ma quello in cui viene adagiato da Nicodemo e Giovanni sul letto marmoreo destinato ai riti funerari. Nel volto di Nicodemo è ritratto il committente, trovandosi così ad essere il custode del corpo di Cristo. Dietro di lui i gesti e i volti di chi è stato testimone della Passione: il gesto disperato delle braccia al cielo di Maria di Cleofa, le lacrime della Maddalena, la Vergine impietrita dal dolore, e Giovanni, che sfiora per un’ultima volta il corpo senza vita di Cristo.
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Galleria Corsini.
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È qui conservato il San Giovanni Battista (1604- 06), la cui attribuzione è stata a lungo oggetto di dibattito. Ancora una volta, l’attenzione si concentra sulla libertà di Caravaggio nel trattare un’iconografia tradizionale. Assente la tradizionale pelliccia di cammello con cui si identifica il santo, appena evidenti altri attributi, come la ciotola, riferimento al battesimo di Gesù, e la croce, quasi nascosta, al bordo del dipinto. San Giovanni è qui seminudo, senza barba, coperto dal mantello rosso. La rappresentazione di un momento di riposo durante la penitenza è resa più attuale, senza mediazioni.
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